mercoledì 31 agosto 2011

Una marmetta per il disperso Luigi Mandelli

 

Nel territorio comunale di Margno, sulle pendici del Monte Cimone, al Pian delle Betulle,  sorge una graziosa chiesetta montana, la cui struttura richiama la “tenda dell’anima” e dona consistenza al voto espresso sui monti della Grecia nell’inverno di guerra 1940-1941 dagli Alpini del Battaglione Morbegno: erigere una cappella sulle montagne di casa per ricordare i commilitoni periti nelle battaglie e persino gli avversari, accomunandoli in un’unica preghiera.

 

 

Ogni anno, la prima domenica di settembre, gli Alpini della Sezione di Lecco sono convocati alla chiesetta votiva per fare memoria delle sofferenze, degli eroismi, delle morti e delle speranze che animavano i combattenti in terra di Grecia, Albania e poi Russia, con il loro desiderio di ritornare alle proprie case e di vivere in pace.

La prossima domenica, 4 settembre, dopo la Santa Messa delle ore 11, nella chiesetta verrà benedetta la marmetta a ricordo del “Morbegnino” Alpino Luigi Mandelli, nato a Paderno d’Adda nel 1912, disperso in Russia nel noto fatto d’armi di Nikolajewka del 26 gennaio 1943. Quale appartenente al 5° Rgt. Alpini – Btg. Morbegno aveva partecipato alle operazioni svoltesi alla frontiera alpina occidentale, alla frontiera greco-albanese e contro la Russia.

Nel 1965, in memoria del fratello disperso, la signora Regina Mandelli Riva aveva acceso la lampada votiva alla grande xilografia del maestro Alessandro Nastasio, rappresentante la deposizione ad opera degli Alpini e collocata nella chiesetta omonima.

 

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ALPINO LUIGI MANDELLI – DISPERSO IN RUSSIA

giovedì 4 agosto 2011

Alpino, un tipo d’uomo

 

«Che quest'uomo abbia avuto una divisa e un numero sul cappello non ha molta importanza. Il fatto importante è accaduto molto prima.

È accaduto quando egli ha cominciato a muovere i primi passi in una casa della montagna e a capire che la vita è difficile anche se c'è il sole. Quando ha imparato dall'esempio di suo padre, di sua madre e della sua gente che cosa vuol dire il sa­crificio, il coraggio, ma anche la bellezza di vivere. Quando ha sentito che Dio esiste: molto lontano, e insieme molto vicino ad ognuno di noi, e ci guarda con gli occhi dei nostri fratelli. Allora è nato l'Alpino, quest'uomo che fa ogni cosa sul serio e che rispetta soltanto chi fa le cose altrettanto sul serio.

Questo tipo d'uomo che un giorno va anche a fare la guerra, ed è diverso da ogni altro soldato del mondo appunto perché è abituato fino da quando era bambino a combattere contro nemici ben più terribili di quelli di cui si parla nei bollettini militari: nemici come la montagna, la paura, lo smarrimento, il sonno, la fame.

Allora si comincia a capire il mistero di questa leggenda. A capire perché l'Alpino canta e sembra felice quando è triste, canta e sembra triste quando è felice. Perché è testardo e ribelle come il mulo, eppure se il suo ufficiale va avanti, anche lui va avanti e se poi c'è da morire, pazienza.

Perché, soprattutto, l'Alpino detesta la guerra eppure ha scritto le pagine piú gloriose di tutte le guerre».

da L'Epopea degli Alpini di Giuseppe Grazzini, Mondadori, 1968

 

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